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User: Apri società nel paese del tuo cliente fatturi con la società e tieni tutto fuori dall’italia, in italia per essere in …[edit | edit source]
Apri società nel paese del tuo cliente fatturi con la società e tieni tutto fuori dall’italia, in italia per essere in regola apri solo partita iva forfettaria e dalla tua società estera ti fatturi uno stipendio sufficiente per vivere… tutto il grosso lo tieni in pancia nella società estera e lo investi su ETF
questo e' esterovestizione?
Assistant: Sì: lo schema che descrivi è tipicamente considerato esterovestizione o comunque ad altissimo rischio di esserlo second…[edit | edit source]
Sì: lo schema che descrivi è tipicamente considerato esterovestizione (o comunque ad altissimo rischio di esserlo) secondo il diritto tributario italiano.
Ti spiego perché, senza giri di parole.
Cos’è l’esterovestizione (in breve)[edit | edit source]
Per il fisco italiano una società è fiscalmente residente in Italia se di fatto:
- è diretta/amministrata dall’Italia, oppure
- ha in Italia il centro degli interessi vitali / decisionali, anche se è formalmente costituita all’estero.
(art. 73 TUIR + giurisprudenza costante)
Perché lo schema che descrivi è problematico[edit | edit source]
Lo schema è:
- Società estera (nel paese del cliente)
- Tu vivi/operi dall’Italia
- Fatturi ai clienti con la società estera
- In Italia apri solo una P.IVA forfettaria “di facciata”
- Ti paghi uno stipendio minimo
- Accumuli utili all’estero e li investi in ETF
🚩 Red flags enormi per l’Agenzia delle Entrate[edit | edit source]
Questo schema fa scattare quasi tutti gli indicatori di esterovestizione:
- Amministratore unico o decision maker residente in Italia
- Strategia, contratti, clienti gestiti dall’Italia
- Società estera sottocapitalizzata / senza vera struttura
- P.IVA italiana che non riflette la reale attività
- Accumulo utili all’estero senza sostanza economica locale
- ETF gestiti da te dall’Italia
👉 Per il fisco:
- “Quella società estera è solo un involucro. Il cervello è in Italia.”
Risultato: ➡️ la società viene “riportata” fiscalmente in Italia ➡️ tassazione integrale in Italia degli utili ➡️ sanzioni + interessi ➡️ potenziale contestazione penale se importi rilevanti
Punto chiave che molti sottovalutano[edit | edit source]
- Non conta dove fatturi. Conta dove prendi le decisioni.
Anche se:
- clienti esteri
- conto estero
- commercialista estero
- ETF esteri
Se:
- vivi in Italia
- decidi tu
- lavori tu
➡️ residenza fiscale italiana della società
La P.IVA forfettaria NON ti salva[edit | edit source]
Aprire una P.IVA forfettaria in Italia non “sterilizza” l’esterovestizione.
Anzi:
- dimostra che sei operativo in Italia
- rafforza la tesi che la società estera è solo uno schermo
Quando non è esterovestizione (per confronto)[edit | edit source]
Non è esterovestizione solo se:
- Tu non sei residente fiscale in Italia oppure
- La società estera ha: - ufficio reale - personale locale - management locale - autonomia decisionale vera - sostanza economica dimostrabile
E tu:
- sei un dipendente/consulente non decisionale
- oppure vivi stabilmente all’estero
Tradotto brutalmente[edit | edit source]
- “Tengo tutto fuori e mi pago il minimo”
- è esattamente il pattern che l’AdE cerca.
È uno schema:
- vecchio
- conosciuto
- molto battuto
- e molto sanzionato
Se vuoi farlo in modo difendibile[edit | edit source]
Le strade lecite sono solo tre:
- Ti trasferisci davvero all’estero (residenza fiscale reale)
- Costruisci una vera struttura estera (costosa)
- Accetti la tassazione italiana e ottimizzi legalmente qui
Tutto il resto è rischio alto / altissimo.
Se vuoi, nel prossimo messaggio posso:
- smontare lo schema pezzo per pezzo come farebbe un verificatore
- oppure mostrarti alternative lecite usate davvero (non fuffa da LinkedIn).
References[edit | edit source]
- ↑ "Esterovestizione e rischi fiscali". ChatGPT. Retrieved 2025-12-20.